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Le testimonianze di arte parietale furono scoperte nel corso del 1961 in una saletta interna della cavità di Paglicci. Realizzate nel colore rosso vivo dell‘ocra, sono l’unico esempio finora noto in Italia di opere pittoriche di sicura attribuzione paleolitica, probabilmente risalenti ad età gravettiana (circa 20mila anni fa) o epigravettiana antica.

Su una parete della saletta distinta dalla parte abitata della grotta, a cui si accede mediante un angusto passaggio, compaiono due figure statiche di cavalli, forse giumente gravide a giudicare dal rigonfiamento del ventre, una delle quali è ripresa verticalmente per chi guarda oggi.

Di un terzo equino, forse in origine dipinto anch’esso su parete, rimane traccia su un frammento di lastra calcarea rinvenuto nei livelli dell’Epigravettiano antico dell’atrio della cavità; dell’animale si conserva la parte posteriore ripresa in movimento, realizzata in uno stile che ricorda quello del complesso francese di Lascaux. Nella stessa saletta interna compaiono impronte accostate di mani, forse le stesse dell‘antico artista che volle farsi pittore nel buio carsico appena schiarito dalla fumosa luce radente di una torcia.