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Il complesso fu scoperto ufficialmente nel 1955 e dagli anni ‘60 del secolo scorso, è oggetto di minuziose indagini scientifiche. Gli scavi, condotti soprattutto da Arturo Palma di Cesnola, sono stati curati dal 1961 al 1963 dal Museo Civico di Storia Naturale di Verona e dal 1971 dall’Università degli Studi di Siena.

Le ricerche hanno fatto universalmente conoscere la tecnologia relativa alla lavorazione della selce, gli eventi climatici, i reperti di rilievo e tradizioni significative delle culture e dei contatti che questo straordinario giacimento, frequentato per decine di migliaia di anni, rappresenta nell’ambito del più antico popolamento europeo, quando le due specie umane più importanti del Paleolitico si diedero il passaggio di consegne nell’avanzamento verso la storia.

Nel sito preistorico pugliese, Neanderthal e Sapiens hanno dunque lasciato un grandioso e fondamentale archivio di testimonianze archeologiche e paleoambientali tanto che Paglicci, con il suo possente giacimento stratigrafico, costituisce un irrinunciabile riferimento per l’intera area mediterranea. Pitture parietali, arte mobiliare, sepolture umane e tecnologie della selce fanno di questo straordinario antro uno scrigno prezioso per conoscere quel mondo paleolitico in cui l’Uomo imparò a farsi uomo.